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JUL 15, 2021

Il Monitoraggio Assoreti a Tutela del Cliente e del Suo Patrimonio

Ottaviano Confalonieri

Objectway Client Program & Demand Manager

Reading time: 2 min

OWINTALK | BEHIND BUSINESS, BEYOND NEWS

Sembrano ormai lontani i tempi in cui qualunque operazione finanziaria avveniva con l’ausilio dell’intervento umano, grazie ad un rapporto diretto tra il cliente ed il suo intermediario finanziario. Ad oggi, gli investimenti finanziari possono essere effettuati anche in autonomia dal cliente per mezzo di diverse piattaforme proposte dal mercato; si pensi all’home banking, ai siti specializzati, alle applicazioni scaricabili dal proprio smartphone etc. Dunque, anche nel caso in cui esista un rapporto di consulenza tra il cliente ed il suo intermediario per il tramite di un consulente finanziario o di altre figure abilitate, lo stesso cliente – spesso grazie a suggerimenti ricevuti nell’ambito di un servizio di consulenza – può operare in autonomia, validando le transazioni tramite processi di firma elettronica qualificata.

La necessità di effettuare un monitoraggio sui processi digitali

Ma come possiamo essere certi che sia davvero il cliente ad effettuare queste operazioni e che lo faccia consapevole delle implicazioni ed i rischi connessi? Nonostante il mondo della consulenza finanziaria sia popolato da grandi professionisti, potrebbe infatti celarsi fra loro qualcuno il cui operato non sia del tutto conforme alle regole di comportamento dettate dagli organi preposti alla vigilanza.

Per scongiurare questa eventualità, Assoreti (Associazione delle Società per la Consulenza agli Investimenti) suggerisce una serie di verifiche e controlli che Banche, SIM ed in generale le organizzazioni a capo di una rete di intermediari finanziari, dovrebbero effettuare al fine di intercettare presunte anomalie sull’operato dei propri consulenti.

I controlli Assoreti comprendono ad oggi le situazioni più classiche come ad esempio non far sottoscrivere un piano di accumulo ad una persona anziana, non far transitare il denaro dei clienti sul conto del consulente finanziario o di terzi.

Nel panorama odierno si aggiungono però ulteriori verifiche, rese necessarie come detto dal progresso della tecnologia e dal conseguente sviluppo di nuovi processi digitali.

Supponiamo che un consulente disponga delle credenziali di accesso telematico del proprio cliente che, sulla base di un rapporto di fiducia, gli permette di effettuare determinate operazioni impersonificando il cliente. Come è possibile sapere chi effettua realmente le operazioni?

Da questo quesito deriva la necessità di intercettare altri tipi di comportamenti potenzialmente anomali, comunque legati ad un utilizzo improprio delle attuali tecnologie avanzate:

  • Verifica incrociata dei dati relativi agli accessi telematici dei clienti e degli indirizzi dei dispositivi utilizzati (laptop, smartphone), al fine di verificare l’effettiva fonte operante
  • Verifica della frequenza dei disinvestimenti da parte di più clienti assistiti dal medesimo consulente finanziario con accredito delle somme su conti di altri soggetti o presso banche terze
  • Elevata incidenza di clienti assistiti dal medesimo consulente finanziario che attivano servizi online senza poi avvalersene

L’intento delle istituzioni è quindi quello di ampliare le casistiche di indagine. Esistono software che, utilizzando le informazioni provenienti da varie fonti, sono in grado di elaborare ed evidenziare queste presunte anomalie che sono poi verificate dagli uffici preposti per cercare di cogliere eventuali comportamenti non corretti.

Si tratta di un aiuto davvero prezioso. In un mondo in continua in evoluzione, tanto dal punto di vista tecnologico quanto finanziario, ci è dato immaginare che nasceranno in futuro nuovi metodi di indagine con l’unico fine di tutelare il cliente finale ed il suo patrimonio.

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