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Come sfruttare le crisi di mercato e trasformarle in opportunità

Marco Migliorin

Senior Business Leader, Objectway

OWINTALK | BEHIND BUSINESS, BEYOND NEWS

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Il fenomeno della globalizzazione è coinciso con alcuni lustri di crescita sostenuta in quasi tutto il mondo, che ha aumentato le opportunità di investimento, ma anche le occasioni di crisi circoscritte o sistemiche.
Nello stesso tempo, i detentori di risparmio hanno goduto dell’accesso a forme di investimento nuove, caratterizzate da gradi di liquidità molto differenti, alcune di esse particolarmente oscure in termini di sottostante.
La focalizzazione si è spostata da una considerazione primaria di tasso di interesse a una ricerca più ampia di opportunità di guadagno.
In questo scenario, i processi di investimento e le leve decisionali alla base dello stesso si sono complicati e si sono esposti agli effetti negativi dei rischi, amplificati da eventi imprevedibili e di portata planetaria, a seguito degli effetti di sinergia e interdipendenza posti in essere negli ultimi venticinque anni.
La sfida che si sta delineando consiste nel somatizzare il rischio come componente cattiva del processo di investimento, tentando di prevenirla e cavalcarla, più che imbrigliarla.
Il buon esito di questa impresa può consentire di innovare usando l’esperienza e la conoscenza accumulata nell’affrontarla, per sfruttare la rischiosità a proprio vantaggio.
Infatti, mercati con drawdown del 35% nell’arco di un mese e rimbalzi tra il 35% e il 50% in un periodo inferiore al semestre rappresentano spallate energiche al sistema tradizionale di gestione.
Come si può evolvere in una dinamica di rischio così instabile? La pratica si sta indirizzando da una parte verso investimenti diversificati in termini dell’oggetto intrinseco dell’investimento, ossia in termini di asset: da investimenti mobiliari e immobiliari a forme di compartecipazione come private equity o di diversificazione sostanziale, come investimenti in opere d’arte o auto d’epoca. Da un’altra parte, nell’ambito degli investimenti consueti all’asset allocation più consolidata, si evince la tendenza a una gestione più attenta e interventista sulle dinamiche di volatilità infraperiodali.
Tutto questo passa da tre pilastri nevralgici del processo deliberativo, ossia la raccolta di informazioni e di dati quantitativi, o quantomeno misurabili, l’applicazione di metodologie di stima e di elaborazione e l’adozione di processi snelli di decisione e di giudizio, fondati su numeri e pattern oggettivi.

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