Outsourcing: Investire in qualità per garantire l’efficienza
15th November 2022 – Anche il wealth management ricorre sempre di più all’outsourcing di attività e servizi: ottimizzazione dei costi, efficienza e maggiore qualità, questi i vantaggi del BPO, a patto di scegliere il partner giusto. Ne parla Adriana Sini, BPO Service Operation Director di Objectway intervistata da WeWealth
Il business process outsourcing acquista sempre più rilevanza nel wealth management.
Quasi tre gestori su quattro prevedono infatti di aumentare il numero di operatività non core che intendono affidare a partner esterni (c.d. outsourcer) entro il 2023. A riportarlo è il report The Future of Investment Operations 2021 realizzato da Funds Europe. Allo stesso tempo, quasi uno su due è convinto che sebbene le attività di gestione del portafoglio, consulenza al cliente e altri servizi a esso dedicati rimarranno in-house, tutte le funzioni non core di front e back office saranno esternalizzati a partner esterni entro il 2030, con l’obiettivo di rendere i processi più efficienti. Ma l’efficienza si misura solo con il contenimento dei costi? Ne parla con WeWealth Adriana Sini, BPO Service Operation Director di Objectway, tra i principali fornitori di servizi per wealth, banking e asset management a livello mondiale.
Declinare i risultati attesi
L’obiettivo di diminuire sensibilmente i costi correlati all’efficienza dei processi è certamente uno dei mantra di wealth e asset manager. La riduzione dei costi è un possibile risultato, ma l’obiettivo principale dovrebbe focalizzarsi sulla qualità dell’esito finale, che può essere tanto più elevata quanto più il processo è efficiente.
Pertanto, il primo elemento da considerare all’atto del lancio di un progetto correlato all’aumento di efficienza è la declinazione dei risultati attesi.
Studiare la fattibilità del progetto
Partendo da queste considerazioni, si dovrebbe iniziare dallo studio di fattibilità per valutare:
- gli investimenti necessari e i risultati attesi a fronte del budget disponibile;
- i processi interessati e i rischi correlati alle modifiche da apportare;
- la qualità finale di un processo efficiente ed il suo valore aggiunto.
Il risultato di tale fase è tanto più accurato e attendibile quanto più l’analisi è approfondita e prende in esame, a parte il flusso standard di processo, quante più eccezioni possibile, correlandole alla loro numerosità ed al rischio operativo di non gestirle correttamente.
Troppo spesso, all’atto della presentazione dei risultati dello studio iniziale, l’attenzione di chi deve approvare il progetto è focalizzata sui risparmi economici conseguibili a breve termine. La qualità, la puntualità, la precisione, la riduzione dei rischi operativi sono messi in secondo piano rispetto al fattore costi.
“È naturale che i costi vengano parametrizzati al risultato, ma è necessario un cambio di mentalità per valutare di raggiungere una qualità più elevata anche a fronte di una parità dei costi di processo”.
Come scegliere il giusto partner
Per ogni impresa, la scelta di avviare o meno l’outsourcing di alcuni processi deve essere presa anche tenendo conto del fornitore a cui ci si rivolge. “Un partner che offre servizi integrati di piattaforme applicative all’avanguardia e servizi di Business Process Outsourcing ha nel proprio DNA la massima efficienza in termini di qualità dei servizi offerti, con attenzione ai costi, ma investendo sempre in soluzioni innovative e all’avanguardia,” aggiunge Sini. Scegliere un provider di Bpo affidabile, flessibile e proattivo risulta una premessa fondamentale, prioritaria rispetto alle valutazioni sui costi del servizio. D’altronde, l’efficienza derivante dall’outsourcing non deve essere misurata sulla base del mero risparmio di costo: “L’elemento chiave per il successo di un progetto di efficienza è la scelta del partner di riferimento, che deve rappresentare un vero e proprio centro di eccellenza, in cui operino professionisti specializzati in robotizzazione e AI, in stretta collaborazione con esperti di processo”.